Pubblicato il Lascia un commento

L’ipocrisia di un mondo decaduto

La pandemia, ce la siamo lasciata alle spalle!

Ormai le mascherine e le restrizioni sembra ce le siamo dimenticate.

Si ricomincia a vivere, con attenzione, ma si ricomincia a vivere.

Vivere significa anche viaggiare, meglio ancora viaggiare è un bisogno fisiologico dell’essere umano, che possiamo anche collocare all’interno della piramide di Maslow nei punti più alti, ovvero dopo la soddisfazione dei bisogni più basici.

Non è quindi difficile immaginare che dopo la contrazione degli spostamenti dovuti all’emergenza covid-19, ogni essere umano abbia voluto appagare il proprio bisogno di viaggiare, essendo cosciente di aver risposto alle esigenze primarie, quindi alle esigenze di sopravvivenza e dell’istinto di conservazione.

Ecco quindi che, tornare alla “normalità”, sembra donare nuovamente serenità ed appagamento, ma purtroppo così non è.

Ricordiamo come, con i cuori spezzati, vedevamo le nostre città vuote, ferme, silenziose. Ricordiamo come, l’industria turistica fu abbattuta in pochissimi giorni dopo l’inizio dei lock-down.

Ma come dicevamo all’inizio, ora è tutto finito, è ora quindi di far riaffiorare quella spocchia di superiorità che ci guida inesorabilmente verso l’implosione, verso un mondo molto vicino a quello descritto da George Orwell nel suo libro “1984”. Dove il mondo era diviso in due, dove la libertà era controllata, dove non esisteva il dialogo con l’altra parte, ma solo la contrapposizione.

Ebbene si! Ormai mentalmente di nuovo “vergini” dalle disgrazie pandemiche, ritornano alla carica concetti come “overtourism, “sustainable tourism”, “gentrificazione”. Ricomincia la caccia alle streghe!

Fermi tutti!

Le regole ci devono essere e non può e non deve esistere l’anarchia turistica.
Su questo credo siamo tutti d’accordo.

Quello dove non siamo d’accordo, è accusare una categoria intera di essere fuori regola e abusiva.

No! Qui non siamo d’accordo!

L’abusivismo ed il “fuori regola” non è uno status esclusivo del mondo extra-alberghiero, ma un problema orizzontale che tocca tutti i settori e tutte le categorie, ricordiamo ad esempio quanto accaduto con Hotel prestigiosi nel centro di Roma: Hotel Plaza.

Cavalcando quindi l’onda dell’abusivismo, della concorrenza sleale, ecco che riaffiorano i termini che avevamo accantonato durante la pandemia: “overtourism”, “sustainable tourism”, “gentrificazione”.

Le streghe son tornate!

No, non è il film di Álex de la Iglesia, ma il “leitmotiv” di chi pur di evitare il cambiamento, pur di negare il cambiamento, racconta scenari apocalittici.

Le strutture ricettive in Italia, purtroppo, sono strutture anacronistiche, per non offendere nessuno, sono per la maggior parte “vintage”, ovvero strutture che rispondevano a dei canoni turistici e di gusto, nei migliori casi, degli anni ’80.

L’avvento della sharing economy, tanto sostenuta anche da molti gestori di hotel vintage, ha portato alla luce un fenomeno che probabilmente era già esistente: gli affitti degli appartamenti. Oggi tutti puntano il dito verso AirBnB, piattaforma che ha favorito l’emersione di un fenomeno turistico ricettivo diverso da quello canonico alberghiero. Ha quindi permesso al turista di comprendere che oltre all’ospitalità tradizionale ne esisteva anche un’altra, che oltre alle tariffe impossibili degli alberghi esistevano soluzioni più alla portata di tutti. In pratica la stessa rivoluzione che accadde nel secondo dopoguerra, quando il viaggio in aereo fu più alla portata di tutti ed industrializzando processi e soluzioni si permise al mondo di poter viaggiare in modo più semplice e soprattutto diffuso.

Oggi, che si è compreso che il mondo alberghiero deve risvegliarsi dal torpore del famigerato pacchetto “romAntica”. Il mondo alberghiero deve risvegliarsi dal descrivere che nelle proprie camere vintage c’è l’asciugacapelli, il telefono o la TVIl mondo è cambiato! I viaggiatori sono cambiati!

La paura della concorrenza sleale (e mi riferisco solo tra strutture che sono ufficialmente autorizzate e che operano seguendo le attuali leggi e regolamenti), dovrebbe far comprendere che forse non è sempre la casa vacanza a concorrere slealmente nei confronti della struttura alberghiera, soprattutto quando un hotel a 5 stelle in Via Veneto a Roma, per gennaio si vendeva in camera doppia con colazione a 34 euro a notte!

Dovremmo interrogarci sull’utilità dell’attuale categorizzazione per stelle delle strutture alberghiere. La categoria deve essere un prestigioso riconoscimento, non un atto dovuto. Hotel che hanno ricevuto le 5 stelle negli anni della Dolce Vita, probabilmente se rivisitati oggi, non meriterebbero neanche 1 stella. Allora perché non sottoporre la categoria a verifica quinquennale? Ovviamente per tutte le strutture alberghiere ed extra-alberghiere.

Dovremmo interrogarci sulle capacità e sulle competenze di molti Direttori d’Albergo e di molte seconde generazioni di Albergatori, che danno per scontato che la professionalità si acquisisce per diritto dinastico e non per studio, sudore, fatica, impegno. Vale anche per chi gestisce le strutture extra-alberghiere ovviamente. Allora perché non istituire un patentino di abilitazione professionale? Per aprire una Farmacia occorre un laureato in Farmacia, per aprire un’Agenzia di Viaggi, occorre un Direttore Tecnico, per un laboratorio di analisi occorre un Direttore Sanitario. Estendiamo questa abilitazione anche per chi gestisce l’ospitalità, alziamo l’asticella delle professionalità.

Costruiamo il futuro dell’accoglienza turistica, non distruggiamolo limitando, inibendo e cancellando.

Per chi lo avesse dimenticato, Roma (e tutto il nostro Bel Paese) solo pochi mesi fa si presentava così! Era la pandemia, oggi molti lo vorrebbero nuovamente così, ma solo per la paura di vivere il presente che ci spinge verso il futuro!