Leggiamo sempre con estrema attenzione i numeri e cerchiamo di interpretarli, evitando il clamore della notizia sensazionale, ma scovando dei significati che si traducono in comportamenti.
Leggiamo che Roma si accinge ad accogliere 461.500 arrivi (+6,78% rispetto allo scorso anno) e 1.130.600 presenze (+4,96% rispetto allo scorso anno).
Questi numeri ovviamente ci fanno sognare e ci spingono ad accogliere sempre meglio e sempre più in modo professionale i viaggiatori che scelgono la destinazione Roma per le proprie vacanze pasquali.
Leggiamo anche che nel prossino Giubileo, Roma, attende circa 30/35 milioni tra visitatori e pellegrini, e questo numero fa sobbalzare chiunque.
Unioncamere allerta sul rischio overbooking con “soli” 400.000 posti letto disponibili ad oggi, mentre il Sindaco Gualtieri rassicura con un 30% di “strutture di qualità” in più.
Da contraltare arrivano i numeri dell’Assessore Onorato che da un lato ci esaltano con i numeri attesi per la Pasqua, dall’altro dichiarano guerra al comparto extra-alberghiero che, secondo Onorato, è cresciuto a dismisura negli ultimi 2 anni con circa 4.400 strutture extra-alberghiere in più.
Andiamo per ordine!
A dicembre del 2020 nei registri del Comune di Roma (sorgente: opendata del Comune di Roma) erano registrate 19.963 strutture ricettive alberghiere, extra-alberghiere e alloggi ad uso turistico. Dopo 1 anno, il numero delle strutture registrate è calato del 3% portandosi a 19.945 strutture. Il maggior danno, ovviamente, è stato registrato negli alberghi con un -14%, 148 strutture in meno.
Dopo 2 anni, dicembre 2023, registriamo un importante recupero generalizzato delle strutture ricettive di ogni ordine e grado ivi compresi gli alloggi per uso turistico che segnano un balzo in avanti del 37% assestandosi a 26.639 strutture.
Ecco che i numeri dichiarati cominciano a vacillare.
In 2 anni (2023 vs 2021) non sono state aperte 4.400 strutture extra-alberghiere in più.
Ne sono state aperte 7.194
Fa di certo sobbalzare se pensiamo che di queste oltre 7.000 strutture solo 100 sono nuovi alberghi.
Ma andiamo ancor più a fondo dei numeri. Sempre la piattaforma opendata del Comune di Roma, ci dice che le 7.194 strutture sviluppano circa 18.628 posti letto, di cui 13.530 negli alberghi mentre 5.098 nell’extra-alberghiero (comprendendo il calcolo anche negli agriturismo, campeggi, dipendenze alberghiere, ecc.).
Detto questo ci domandiamo:
Da dove nascono gli oltre 400.000 posti letto attualmente dichiarati da Unioncamere?
Da dove nasce l’esigenza di bloccare la nascita di nuove forme di ospitalità che contribuiscono in modo significativo all’accoglienza nella capitale?
Se entro il 2025 ci attendiamo un incremento del 30% delle strutture alberghiere, significa che avremo 295 alberghi in più rispetto agli attuali, che offrono in media 101 camere ognuno, che tradotto significa un totale di 127.790 posti letto…ancora distanti dai 400.000.
Come al solito, ogni qual volta c’è una novità, si fa a gara per dare la propria interpretazione, e matematicamente si prendono delle cantonate madornali!
Siamo ormai assuefatti alla insana battaglia contro l’extralberghiero. Siamo quotidianamente bersagliati da univoche visioni di un mondo sconosciuto, che viene sempre accorpato a chi lo vive controcorrente. Mai e poi mai neghiamo questo, ma il tutto, non è questo!
Diciamo però che, anche da soli, siamo dei bravissimi detrattori di noi stessi, e ne siamo anche orgogliosi. Siamo amanti dell’erba del vicino, e godiamo spasmodicamente nell’autoflaggellare noi stessi.
Eccoci quindi cadere dal pero quando il Comune ci dice di aver rivisto al rialzo l’imposta di soggiorno…tutti a piangere, tutti abbandonati alla marea agitata dallo Sceriffo di Nottingham, pronti a combattere, ad imbracciare le armi delle associazioni per contrastare, ma come al solito solo chiacchiere e distintivo!
Ecco quindi che la data di ingaggio si fa più vicina, sembra che la boa datata 31 agosto, riporti alla mente dell’Host medio i suoi doveri, ma ancora tutti storditi nel galleggiamento, in attesa di una presa di posizione da una parte (Comune) o dall’altra (AirBnB). Ma nulla!
Ed allora il campo é aperto per la libera interpretazione, per l’evergreen: “m’ha detto mio cugggino”.
Ecco apparire note, con più o meno credibili “esperti”, che tranquillizzano gli Host.
“Sarà AirBnB ad occuparsi di tutto!”
“Il Comune se la vedrà con AirBnB!”
“Agli Host non deve fregar nulla, è AirBnB ad doversene occupare!”
Ecco: non avete capito nulla!
Finalmente, il 15 settembre, sono finite le ipotesi “guriane”, il Comune di Roma ha chiarito tutto!
Allora tutti a correre ai ripari, tutti a rattoppare le situazioni e a valutare l’operato dei sedicenti esperti, ancora una volta cazzari e solo alla ricerca di “like”, ma solo fino alla prossima volta!
Noi di FORMAT – ospitalità d’autore, siamo abituati a ragionare sulla base di dati e fatti, le supposizioni le lasciamo ad altri.
Il nostro ragionare ha ci ha portato a sviluppare una soluzione, che vi regaliamo!
È passato qualche giorno dalla diffusione del disegno di legge per la disciplina delle locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche.
Abbiamo assistito, nella perfetta logica del tuttologismo, ad interpretazioni pindariche di questa proposta. Il settore ed i suoi operatori, ma anche operatori presi in prestito da altre attività, non hanno fatto altro che aggiungere confusione ad altre confusioni.
Andiamo quindi ad analizzare cosa contiene realmente la proposta.
Per prima cosa dobbiamo sottolineare che la materia “turismo”, e quindi la regolamentazione del turismo ricettivo, è di competenza delle Regioni, a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione. Questo, in breve, delega ad ogni Regione l’autonomia legislativa in materia.
La delega regionale, però, non riguarda gli immobili che vengono affittati per utilizzo turistico, quelli che in breve definiamo “Locazioni Turistiche”.
La proposta di disciplina, non va, quindi a modificare le leggi ed i regolamenti regionali, ma proprio per competenza, a regolare la disciplina delle locazioni turistiche, la cui regolamentazione primaria risiede nel Codice Civile.
Detto questo, comprendiamo come nel primo articolo della proposta, vengono richiamate in generale tutte le fattispecie ricettive appartenenti ai macro-gruppi “alberghiero” ed “extralberghiero”, non per modificarne le leggi ed i regolamenti, ma al contrario per raccogliere tutte le fattispecie ricettive regolate in modo diverso da regione a regione.
Ricordiamo che tale proposta nasce dalla necessità di dover colmare alcuni ambiti normativi obbligatori in alcuni casi, mentre, non espressi in altri. Ecco, quindi, la nascita della proposta che, come finalità, ha quella del contrasto all’abusivismo ricettivo.
L’articolo 2 della proposta è la vera e propria rivoluzione che, nel caso di promulgazione della legge, vedrà le più significative modifiche all’attuale status operativo.
Innanzitutto, definisce cosa sia la “locazione per finalità turistica” e a chi può far capo tale fattispecie.
Un aspetto importante, fino ad oggi lasciato alla “consuetudine” viene richiamato dal comma 2 ovvero la locazione per finalità turistiche può erogare prestazioni accessorie, quali la fornitura di biancheria ed il servizio di pulizia dei locali.
I commi 3 e 4 definiscono delle restrizioni rispetto alla normativa precedente, ovvero impongono il minimo di soggiorno a 2 notti per gli immobili che insistono nei centri storici di capoluoghi di provincia, meglio definite nel DM 1444 del 1968. Riducono a 2 immobili su tutto il territorio nazionale l’utilizzo di immobili per finalità turistiche, oltre tale limite il legislatore presume che l’attività sia da ricondursi ad un’attività imprenditoriale, e pertanto rimanda a questa fattispecie.
L’articolo 3 della proposta è anch’esso una piccola rivoluzione. In brevissime parole impone a tutte le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere ed alle locazioni per utilizzo turistico l’obbligo di registrazione presso un registro nazionale depositato al Ministero del Turismo, il cosiddetto CIN: Codice Univoco Nazionale.
Questa prescrizione andrà a sovrascrivere ogni altro registro regionale e/o locale. Il numero assegnato dovrà essere esposto all’ingresso dell’edificio dove c’è la struttura o l’appartamento. Lo stesso numero dovrà essere presente all’interno dei portali di prenotazione, dove la struttura o l’appartamento sono presenti.
L’articolo 4 definisce quali siano i requisiti per poter concedere in locazione turistica un immobile ad uso abitativo, mentre l’articolo 5 definisce i criteri per i quali un immobile possa essere utilizzato per finalità turistiche ovvero: l’obbligatorietà dei requisiti igienico sanitari e di sicurezza, ivi compresi presidi antincendio e rilevatori di monossido di carbonio.
Come dicevamo prima, il presente disegno di legge deve abbracciare una materia regolata regionalmente; pertanto, l’articolo 6, identifica gli aspetti gestionali della locazione ad uso turistico per quelle regioni che permettono la gestione della fattispecie in forma imprenditoriale diretta o indiretta attraverso intermediazione immobiliare ovvero dei portali telematici.
Veniamo ora a qualche commento a caldo:
l’articolo 2 al comma 3 definisce la limitazione del soggiorno minimo a 2 notti. Crediamo che tale limitazione infici il libero utilizzo della proprietà privata; pertanto, attenderemo le valutazioni costituzionali di tale richiesta.
L’articolo 3 al comma 8 obbliga l’apposizione del numero CIN all’esterno dell’immobile, ricordiamo che tale apposizione dovrà essere approvata dall’Assemblea condominiale. Un giusto passaggio, dovrebbe richiedere l’apposizione esterna, ed in caso di diniego del Condominio, l’apposizione sulla porta di ingresso dell’immobile.
L’articolo 5 definendo i requisiti obbligatori impone l’osservanza di obblighi riguardanti la prevenzione degli incendi, l’apposizione di rilevatori di monossido di carbonio e, l’osservanza dei requisiti igienico sanitari, credo che quanto richiesto sia già applicato da molti e la sua obbligatorietà deriva dalla preservazione della sicurezza delle persone, dei luoghi e delle proprietà, quindi un ottimo punto.
Desideriamo ricordare che quanto definito in questa proposta di legge è relativo agli immobili ad uso abitativo che gli aventi titolo vogliono dedicare alla locazione per finalità turistica, non riguarda affittacamere, case vacanza Bed & Breakfast, come erroneamente indicati in altri video o articoli giornalistici.
Prima di lascarvi, corre l’obbligo di ricordare che stiamo parlando di una proposta di legge che dovrà subire l’intero iter legislativo per essere poi promulgata e resa operativa. È quindi inutile cercare dove registrarsi per il CIN, o già modificare la durata dei soggiorni.
Sarebbe però auspicabile installare i presidi antincendio e i rilevatori di monossido di carbonio, a prescindere se saremo o meno obbligati a farlo.
In quasi due anni di governo della città eterna, abbiamo assistito, increduli, ad un possibile cambio di marcia in ambito turistico, siamo stati affascinati dai proclami sulla nuova Roma, ed il motto che ci veniva ricordato era affascinante anch’esso: “VIVA ROMA SEMPRE!“, un po’ sulla falsariga del Gladiatore dell’ormai romanissimo Rossell Crowe. Molti eventi, alcuni ereditati ed altri ricercati, hanno riportato – dopo gli anni orribili della pandemia – un’attenzione su Roma sempre più importante.
Abbiamo assistito a tentativi di soluzione, di alcuni problemi atavici: abusivismo dei trasporti negli aeroporti, accordi con una delle più importanti piattaforme online di affitto appartamenti, con conseguente ricalcolo degli importi. Abbiamo assistito agli investimenti di brand internazionali per nuove aperture alberghiere nella capitale.
Abbiamo creduto ad almeno un decennio innanzi a noi con fantastiche opportunità di stimolo della domanda, dopo i disastri della precedente giunta nel blocco della candidatura di Roma per le Olimpiadi. Ryders Cup, Giubileo 2025, Candidatura di Roma all’Expo 2030, giubile speciale nel 2033.
Abbiamo creduto ad una politica vicina al tessuto produttivo, abbiamo creduto alle persone e le abbiamo supportate.
Ed oggi, alla prima sbandata, ci hanno mollati col culo per terra!
Rincari tra il 70 ed il 100% previsti per il “contributo” di soggiorno. Ecco il regalo sotto l’ombrellone della giunta Gualtieri.
Passiamo da 3,50 euro a 6 euro per B&B, CAV, per arrivare a 7 euro per gli affittacamere di 1 categoria, accomunati ad hotel a 5 stelle dai quali si distanziano per pochi euro per raggiungere i 10 euro a persona a notte!
Gualtieri dice anche di ringraziare gli “albergatori romani”, cosa che mi risulta strano abbiano accettato.
Non sembra sia proprio andata così Signor Sindaco:
Ancora una volta l’incapacità gestionale del Comune a guida Gualtieri, incapace di contrastare il sommerso, tira fuori dal cilindro soluzioni più vicine allo Sceriffo di Nottingham che ad una reale e capace programmazione di sviluppo turistico della capitale.
E’ sconcertante apprendere dall’Assesorato al Bilancio che sussiste un buco da 50 milioni che appare dal nulla…e qual è la soluzione? Andare a mungere la “vacca” del turismo.
Belle le passerelle e le inaugurazioni, grandi capacità di personal branding, ma la città ha necessità di altro:
Formazione professionale;
Professionalità certificata;
Tariffe minime per categoria (a garanzia del livello di servizio e per diminuire la concorrenza sleale)
Semplificazione delle tipologie ricettive (i viaggiatori identificano “hotel”, “b&b” e “AirBnB”);
Riprendiamo il comunicato stampa di Federalberghi Roma, che in un passaggio devia l’attenzione:
Ciò che dovrebbe essere chiaro è che aumentando le gabelle, non si ostacola il sommerso, non si ferma l’abusivismo, al contrario, si forniscono ulteriori stimoli all’evasione ed al sommerso. Di certo chi ha lasciato buchi da 1,8 milioni di euro o quegli altri che ne hanno lasciati 2,5 milioni, non sarebbero stati fermati se a suo tempo fosse stata aumentata la tassa di soggiorno.
Se al contrario, si mira ad un livello qualitativo più elevato, ad un contrasto reale all’abusivismo ed al sommerso, occorre semplificare le regole. Ancora oggi non comprendo perché gli albergatori ambiscono all’inasprimento delle regole verso il settore extra-alberghiero, piuttosto che alla semplificazione di quello alberghiero.
Nel continuare questo nostro viaggio, ci preme ricordare che proprio qualche mese fa, la Giunta Gualtieri ha deliberato:
A dire il vero, questi Signori dovranno attendere, in quanto la Corte dei Conti, ha chiesto lumi alla Ragioneria Capitolina per comprendere l’impatto che questi aumenti avranno sul Bilancio Comunale.
Bene! Oggi hanno dichiarato dove andranno a prendere i soldi per i loro aumenti di stipendio!
Quando i numeri, a mio parere, non girano, allora cerco di andare a fondo di essi e cerco di leggerli, per quanto possibile, nel modo più pulito possibile.
È contemporanea la lotta alla gentrificazione ed all’overtourism, ed allo stesso tempo la battaglia che gli studenti stanno portando avanti per un alloggio per i fuori-sede.
Fino ad oggi ce l’hanno raccontata puntando il dito sempre ed impunemente contro un unico e sacrificabile obiettivo: le locazioni brevi.
Alcuni, inconsapevolmente (o magistralmente guidati) fanno di tutta un’erba un fascio, accomunando le diverse tipologie di strutture ricettive extra-alberghiere, altri condannando un utilizzo improprio della proprietà privata a fini commerciali. Basando il nostro rapporto solo ed esclusivamente sulla legalità, ricordiamo che tutte le strutture ricettive extra alberghiere hanno bisogno del rilascio di un’autorizzazione comunale per attivare l’esercizio della ricettività, pertanto non possono essere considerate “abusive”, al contempo anche gli immobili adibiti ad uso turistico (c.d. Locazioni Turistiche), al fine di poter affittare l’immobile per brevi periodi necessitano di una comunicazione al Comune di Roma ed hanno l’obbligo di ottemperare alle leggi sulla locazione, alle leggi Regionali e Comunali in materia, nonché devono rispondere agli obblighi di registrazione come prevede il TULPS – Testo Unico della Legge di Pubblica Sicurezza, di comunicazione dei flussi turistici e della riscossione e riversamento al Comune del contributo di soggiorno. Fintanto quindi che queste regole esistono, sarebbe forse pensabile utilizzare termini diversi da “abusivo”, in quanto l’abusivismo, se si seguono le regole esistenti, non sussiste.
Ecco, quindi, che la mia curiosità si accende e vuole capire quale sia lo scenario reale, con i dati che è possibile consultare.
E allora inizia il viaggio delle statistiche accessibili liberamente che si trovano su internet.
Cominciamo col trovare un dato interessante che riguarda l’andamento demografico della popolazione residente nel Comune di Roma dal 2001 al 2021 dove scopriamo che la popolazione residente è in continuo e costante aumento.
Una nota, i picchi che si vedono nel 2006 e nel 2013 sono dovuti alla contabilizzazione successiva al censimento effettuato in quei due momenti.
Questo ci porta a registrare un aumento di 203.171 residenti nel periodo analizzato.
Da notare che i valori appena evidenziati sono da considerarsi anche a fronte della natalità e dei decessi che, come vediamo nell’immagine nel corso degli ultimi anni, ha aperto una forbice sempre più importante tra l’aumento dei decessi e la diminuzione delle natalità.
Provando ad andare ancor più nel profondo, ovvero analizziamo cosa è accaduto nel centro storico della Capitale dal 2008 al 2013 grazie ai dati del Comune di Roma – Ufficio Anagrafe. In questo periodo di tempo, la popolazione del I° Municipio di Roma è passata da 197.162 persone a 195. 867 persone con un calo di 1.295 persone, pari ad una diminuzione dello 0,7%. Per contro calcolando lo stesso rapporto nello stesso periodo su tutta la città di Roma vediamo che la diminuzione totale è del 3,8% su tutto il territorio della Capitale. Già qui mi sembra cominci a sgretolarsi il concetto di gentrificazione, visto che gli eventuali turisti non vengono considerati “residenti”.
Analizzando ancor più nel profondo ecco che quanto sopra ipotizzato, trova riscontro nei dati:
Dallo schema qui sopra si evince che le fasce di età più giovani sono tendenzialmente in aumento nel I° Municipio, mentre sono sostanzialmente in diminuzione le fasce più alte di età con un -11,2% della fascia 65+ ed un -13,4% per la fascia 85+.
Partendo quindi da questo quadro abbastanza chiaro, dobbiamo anche comprendere come questo scenario impatta sulle abitazioni. Secondo l’ISTAT (Censimento della Popolazione Abitazioni), nel Comune di Roma insistono 1.137.391 immobili residenziali di cui il 26.580 a disposizione del Comune di Roma (fonte: Patrimonio Immobiliare del Comune di Roma), e dobbiamo dire che il Comune si sta muovendo per censirli, riadeguare i canoni di locazione, ecc.. Probabilmente, e compatibilmente con lo scenario legislativo attuale, dovrebbe accelerare il processo al fine di avere un quadro chiaro del patrimonio in proprietà ed in possesso al fine di definire delle politiche abitative degne di una Capitale Europea, degne di Roma.
Andiamo ora ad analizzare un dato molto caro a molti, il dato di insideAriBnB.
Concentriamoci anche qui sul centro storico (I° Municipio).
Vediamo che il sistema registra 13.894 listings (ogni listing equivale ad un annuncio). Cerchiamo di disegnare il mostro che ci viene raccontato.
All’interno di questo numero di listing vi sono 472 camere d’albergo (?), 41 camere condivise, 3.576 camere private, 9.805 appartamenti interi.
Caspita, direte voi.
Questi listing, sempre seguendo i numeri di InsideAirBnB genererebbero un totale medio di 97 notti occupate l’anno, ad una tariffa media di 237 Euro pari ad un reddito aggiuntivo medio di 16.130 Euro.
Ma che significa questo?
Bene, partendo da questa fotografia possiamo ipotizzare che il I° Municipio sia un enorme albergo diffuso composto da 5.071.310 camere in inventario annuale, che diventano 1.347.718 unità abitative occupate durante l’arco di un anno, pari al 26,6% di occupazione media. Queste unità abitative, partendo dall’assunto che possano generare una vendita media pari ad euro 247 a notte, generano circa 319.409.166 euro di potenziale fatturato, quindi dividendo il totale generato su tutte le possibili unità abitative in inventario, ogni unità produce 62,98 Euro (RevPAR).
Certo, visto così, qualche dubbio che i detrattori dell’affitto breve hanno su questa fattispecie potrebbe venire alla mente.
Ma andiamo ancora più a fondo ed incrociamo i dati con quelli messi a disposizione dal Comune di Roma in “open data” dove registriamo che ad Aprile 2023 erano regolarmente registrate al Comune di Roma 13.948 tra strutture ricettive alberghiere, extra-alberghiere ed appartamenti ad uso turistico.
Già vediamo che i numeri iniziano a prendere una conformazione più gestibile e il brutto anatroccolo sta cominciando a trasformarsi….
Eliminiamo da questi calcoli tutte le strutture che per loro natura si allontanano dal “brutto anatroccolo” quindi eliminiamo tutti gli alberghi (benché siano anch’essi registrati sulla piattaforma), eliminiamo i campeggi, le Case per Ferie, i Residence, ecc.
Ecco cosa rimane:
Alloggi per uso turistico: 2.007
Bed & Breakfast: 1.615
Case ed appartamenti per vacanze 5.492
Dipendenze alberghiere: 92
Guest House Affittacamere: 3.408
Per un totale di 12.551 unità tipo.
Evitiamo di proposito, per essere più trasparenti possibili, di ricordare che una struttura Bed & Breakfast potrebbe avere all’interno della piattaforma più di un listing, che le dipendenze alberghiere possono essere composte da più unità abitative, e che ovviamente anche le Guest House Affittacamere possono contemplare più unità abitative.
Detto questo il bilancio proporrebbe circa 1.343 unità abitative da riferire.
Questo è il mostro da distruggere?
Non è che forse si voglia cambiare anche la Bibbia affidando a Davide il personaggio di Golia e viceversa?
Ormai le mascherine e le restrizioni sembra ce le siamo dimenticate.
Si ricomincia a vivere, con attenzione, ma si ricomincia a vivere.
Vivere significa anche viaggiare, meglio ancora viaggiare è un bisogno fisiologico dell’essere umano, che possiamo anche collocare all’interno della piramide di Maslow nei punti più alti, ovvero dopo la soddisfazione dei bisogni più basici.
Non è quindi difficile immaginare che dopo la contrazione degli spostamenti dovuti all’emergenza covid-19, ogni essere umano abbia voluto appagare il proprio bisogno di viaggiare, essendo cosciente di aver risposto alle esigenze primarie, quindi alle esigenze di sopravvivenza e dell’istinto di conservazione.
Ecco quindi che, tornare alla “normalità”, sembra donare nuovamente serenità ed appagamento, ma purtroppo così non è.
Ricordiamo come, con i cuori spezzati, vedevamo le nostre città vuote, ferme, silenziose. Ricordiamo come, l’industria turistica fu abbattuta in pochissimi giorni dopo l’inizio dei lock-down.
Ma come dicevamo all’inizio, ora è tutto finito, è ora quindi di far riaffiorare quella spocchia di superiorità che ci guida inesorabilmente verso l’implosione, verso un mondo molto vicino a quello descritto da George Orwell nel suo libro “1984”. Dove il mondo era diviso in due, dove la libertà era controllata, dove non esisteva il dialogo con l’altra parte, ma solo la contrapposizione.
Ebbene si! Ormai mentalmente di nuovo “vergini” dalle disgrazie pandemiche, ritornano alla carica concetti come “overtourism”, “sustainable tourism”, “gentrificazione”. Ricomincia la caccia alle streghe!
Fermi tutti!
Quello dove non siamo d’accordo, è accusare una categoria intera di essere fuori regola e abusiva.
No! Qui non siamo d’accordo!
L’abusivismo ed il “fuori regola” non è uno status esclusivo del mondo extra-alberghiero, ma un problema orizzontale che tocca tutti i settori e tutte le categorie, ricordiamo ad esempio quanto accaduto con Hotel prestigiosi nel centro di Roma: Hotel Plaza.
Cavalcando quindi l’onda dell’abusivismo, della concorrenza sleale, ecco che riaffiorano i termini che avevamo accantonato durante la pandemia: “overtourism”, “sustainable tourism”, “gentrificazione”.
Le streghe son tornate!
No, non è il film di Álex de la Iglesia, ma il “leitmotiv” di chi pur di evitare il cambiamento, pur di negare il cambiamento, racconta scenari apocalittici.
Le strutture ricettive in Italia, purtroppo, sono strutture anacronistiche, per non offendere nessuno, sono per la maggior parte “vintage”, ovvero strutture che rispondevano a dei canoni turistici e di gusto, nei migliori casi, degli anni ’80.
L’avvento della sharing economy, tanto sostenuta anche da molti gestori di hotel vintage, ha portato alla luce un fenomeno che probabilmente era già esistente: gli affitti degli appartamenti. Oggi tutti puntano il dito verso AirBnB, piattaforma che ha favorito l’emersione di un fenomeno turistico ricettivo diverso da quello canonico alberghiero. Ha quindi permesso al turista di comprendere che oltre all’ospitalità tradizionale ne esisteva anche un’altra, che oltre alle tariffe impossibili degli alberghi esistevano soluzioni più alla portata di tutti. In pratica la stessa rivoluzione che accadde nel secondo dopoguerra, quando il viaggio in aereo fu più alla portata di tutti ed industrializzando processi e soluzioni si permise al mondo di poter viaggiare in modo più semplice e soprattutto diffuso.
Oggi, che si è compreso che il mondo alberghiero deve risvegliarsi dal torpore del famigerato pacchetto “romAntica”. Il mondo alberghiero deve risvegliarsi dal descrivere che nelle proprie camere vintage c’è l’asciugacapelli, il telefono o la TV. Il mondo è cambiato! I viaggiatori sono cambiati!
La paura della concorrenza sleale (e mi riferisco solo tra strutture che sono ufficialmente autorizzate e che operano seguendo le attuali leggi e regolamenti), dovrebbe far comprendere che forse non è sempre la casa vacanza a concorrere slealmente nei confronti della struttura alberghiera, soprattutto quando un hotel a 5 stelle in Via Veneto a Roma, per gennaio si vendeva in camera doppia con colazione a 34 euro a notte!
Dovremmo interrogarci sull’utilità dell’attuale categorizzazione per stelle delle strutture alberghiere. La categoria deve essere un prestigioso riconoscimento, non un atto dovuto. Hotel che hanno ricevuto le 5 stelle negli anni della Dolce Vita, probabilmente se rivisitati oggi, non meriterebbero neanche 1 stella. Allora perché non sottoporre la categoria a verifica quinquennale? Ovviamente per tutte le strutture alberghiere ed extra-alberghiere.
Dovremmo interrogarci sulle capacità e sulle competenze di molti Direttori d’Albergo e di molte seconde generazioni di Albergatori, che danno per scontato che la professionalità si acquisisce per diritto dinastico e non per studio, sudore, fatica, impegno. Vale anche per chi gestisce le strutture extra-alberghiere ovviamente. Allora perché non istituire un patentino di abilitazione professionale? Per aprire una Farmacia occorre un laureato in Farmacia, per aprire un’Agenzia di Viaggi, occorre un Direttore Tecnico, per un laboratorio di analisi occorre un Direttore Sanitario. Estendiamo questa abilitazione anche per chi gestisce l’ospitalità, alziamo l’asticella delle professionalità.
Costruiamo il futuro dell’accoglienza turistica, non distruggiamolo limitando, inibendo e cancellando.
Per chi lo avesse dimenticato, Roma (e tutto il nostro Bel Paese) solo pochi mesi fa si presentava così! Era la pandemia, oggi molti lo vorrebbero nuovamente così, ma solo per la paura di vivere il presente che ci spinge verso il futuro!
Internet ha dato l’opportunità a molti di far sentire la propria voce.
Sempre più spesso le rivoluzioni per la libertà iniziano attraverso la diffusione di pensieri e posizioni lanciate nel network.
La frase di Umberto Eco, probabilmente, si riferiva alla responsabilità legata al diffondere il proprio pensiero, la propria parola, la propria visione.
Si la voglio leggere in questo modo!
Ogni essere umano ha il diritto di poter condividere il proprio pensiero, ma allo stesso modo ha la responsabilità delle parole che utilizza e dell’impatto che queste hanno su chi le legge. Aggiungerei anche che chi utilizza il diritto di condividere il proprio pensiero, ha il dovere di difenderlo – e di difendersi – da chi, povero nello spirito e scevro di contenuti, non oppone idee e pensieri a contrasto, non argomenta le sue posizioni con le proprie, ma aggredisce la controparte con tesi, accuse e insulti nei confronti della persona.
Ecco, di questi oggi voglio parlare.
Le piattaforme social, e più in generale internet, propongono continuamente contenuti testuali, contenuti visivi, contenuti audio. Chi auspica che il proprio pensiero sia automaticamente accettato dai propri lettori, commette l’errore più grande che si possa commettere nella comunicazione.
Ho sempre amato il confronto anche aspro, ma sano e leale, che contrappone delle idee ad altre, attraverso l’esposizione di fatti, esperienze, argomentazioni a supporto. E quando queste sono incontrovertibili e dimostrano una realtà più vicina alla nostra percezione della stessa, allora è anche giusto cambiare posizione.
Quando questo non avviene, allora si assiste al deperimento dell’essere umano che, incapace di ascoltare, incapace di argomentare, utilizza l’aggressione, l’insulto e l’ineducazione per supportare il proprio pensiero, che automaticamente passa in secondo piano, lasciando il palcoscenico alle invettive più bieche.
Questo è ciò che accade, ormai quotidianamente, sulle piattaforme social.
Ultimamente mi è capitato di leggere un confronto relativo alla legittimità o meno dell’esercizio del self check-in nelle strutture ricettive. A prescindere dove risieda la verità, una parte degli attori di questo scambio, ha iniziato ad offendere ed inveire contro la persona, una rappresentante dell’azienda produttrice.
Ieri mi è capitato di commentare un post ed ecco che il “leone da tastiera” di turno, ha cominciato ad inveire, giudicando la persona e non il contenuto del pensiero.
Anni or sono, capitò una cosa simile, e la controparte, non avendo contenuti, mi chiese quale fosse il mio guadagno come professionista, come se questo avesse impatto sulla legittimità o meno del mio pensiero.
Ecco, a queste persone, povere nello spirito e prive di contenuto, alla costante ricerca di visibilità nell’unico palcoscenico che gli da spazio: i social media, raccomando di fare attenzione che il mondo non necessariamente la pensa nel loro stesso modo e quindi sarebbe il caso di farsene una ragione e se non si è un grado di accettare posizioni diverse dalla propria, allora sarebbe meglio evitare di lasciare i propri contributi come testimonianza dell’incapacità di confrontarsi con il prossimo.
PS:eliminare i post, cancellare il collegamento, bloccare i telefoni, non servirà a crearvi una nuova verginità, servirà soltanto a confermare la vostra debolezza.
Con questo articolo iniziamo un viaggio nel mondo delle soft skills e del Revenue Management del Capitale Umano. Iniziamo a comprendere l’utilità delle soft skills, come identificarle, come comprendere quali possediamo, come comprendere quali non possediamo, perché la consapevolezza è imprescindibile in ogni mercato del lavoro, ma soprattutto nel mercato turistico ricettivo permette al Singolo di proporsi alle Aziende giuste, ed alle Aziende di trovare il Talento giusto.
Perché sono diventate così importanti le soft skill per manager che si rispettino? Quali sono quelle più importanti? Come fare a padroneggiarle? Un nuovo libro di Gian Carlo Cocco svela i segreti per integrare con successo la cultura umanistica con il pensiero critico e la creatività
a cura di Ugo Perugini
Uno dei termini più usati nel linguaggio aziendale è know how, con il quale si identificano le conoscenze necessarie e indispensabili nell’ambito del lavoro, risorse intangibili per poter eccellere in qualsiasi attività professionale e in ogni struttura organizzativa.
Nello specifico, si parla più precisamente di hard skill, cioè di competenze tecniche fondamentali, e di soft skill, competenze comportamentali, altrettanto indispensabili per una formazione completa e soddisfacente.
IL GRANDE SUCCESSO DELLE SOFT SKILL
Negli ultimi tempi, anzi, è aumentata notevolmente l’attenzione che i numerosi corsi destinati a manager di alto livello riservano a temi legati alle soft skill, quali l’empatia, l’intelligenza emotiva, la creatività, la capacità di collaborare, comunicare, gestire i collaboratori, solo per citarne alcuni.
Questi temi sono ormai oggetto anche di MBA e dottorati di ricerca, e l’idea che prende sempre più forza è che siano assolutamente indispensabili per il successo aziendale e, di converso, la loro carenza, crei situazioni difficili nell’ambito delle organizzazioni.
In altri termini, le soft skill non vengono più considerate, come accadeva in passato, ancillari rispetto alle hard skill, cioè alle competenze specifiche e tecniche relative alla propria professionalità.
Oltretutto, mentre queste ultime continuano a evolversi, sono complesse da individuare, visti i rapidissimi progressi del mondo informatico, e richiedono corsi mirati e aggiornamenti continui, le soft skill hanno il vantaggio di poter essere studiate in modo diretto, tecnico, pratico, immediatamente fungibile da parte del discente.
L’IMPORTANTE CONTRIBUTO DEL PROF. GIAN CARLO COCCO: DAL “TIME TO MIND” ALLE “23 SOFT SKILL STRATEGICHE”
Sul tema delle soft skill, il prof. Gian Carlo Cocco, dopo il precedente lavoro, intitolato “Time to Mind”, un manuale di apprendimento individuale e collettivo con l’obiettivo di favorire l’autoformazione, sta ora per pubblicare un nuovo libro, più agile e diretto, che si intitola “23 soft skill strategiche”, che entra nel vivo del tema, analizzando punto per punto i comportamenti più virtuosi che determinano la capacità di qualsiasi persona. (Si veda la sintesi degli argomenti più sotto)
La prima considerazione da fare è che le soft skill non nascono da una visione iperdeterministica della vita, condizionata dall’economia, dal commercio, dalle regole della competizione o dall’egemonia del mercato, come potrebbe sembrare a prima vista.
Una certa cultura umanistica è portata a contrapporre la cultura con la C maiuscola al know how, inteso come insieme ampio e variegato di conoscenze (hard skill) e capacità (soft skill) necessarie a svolgere una determinata attività. Ma è un errore. Anzitutto, le hard skill e le soft skill sono due facce della stessa medaglia che si può definire in termine più ampio “competenza”.
LE SOFT SKILL COME SUPERAMENTO DI UNA CERTA VISIONE UMANISTICA LEGATA AL PASSATO
Le conoscenze, comprese quelle umanistiche, acquisite tramite lo studio e l’esperienza sono importanti perché rappresentano il “bagaglio professionale” di una persona. E tanto più è ampio questo bagaglio quanto più è apprezzabile. Ma tali conoscenze restano inattive se non è possibile integrarle con altre capacità che siano in grado di completarne la professionalità e fare in modo che il sapere acquisito diventi un vero e proprio valore aggiunto.
Nel nostro Paese la cultura umanistica spesso è stata concepita come conservazione di conoscenze del passato, e, anche se non porta con sé elementi funzionali ai compiti che oggi dobbiamo affrontare, considerata comunque utile perché contiene valori etici ed estetici importanti, come la saggezza e la bellezza, che dovrebbero aiutare le persone a riflettere o a pensare meglio. Ammesso che questo sia vero, non è più sufficiente.
Le soft skill si contrappongono a questa visione storico-passatista e conservatrice, e sarebbe sbagliato vederle come una rinascita della cultura umanistica tradizionale sotto altre spoglie, anche se i loro contenuti riguardano aspetti molto vicini a una visione umanistica.
SOFT SKILL: ATTENZIONE ALLE INNOVAZIONI SCIENTIFICHE E AL PENSIERO CRITICO
La cultura umanistica tradizionale, a causa del suo orientamento antropocentrico, ha covato spesso una certa avversione alle innovazioni tecnologiche, assumendo anche posizioni antiscientifiche.
Le soft skill, al contrario, considerano con attenzione questa evoluzione scientifica, ma hanno in sé gli anticorpi per limitarne o ridurne gli effetti deleteri di spersonalizzazione. In altri termini, le soft skill cercano di porre al centro nella loro funzione di formazione l’uomo, non tanto i prodotti realizzati dall’uomo nel passato.
Le nuove realtà produttive hanno bisogno di persone che sappiano esercitare pensiero critico e creatività, non di chi si rifà a un passato più o meno idealizzato.
Come sappiamo bene, le teorie dell’apprendimento sono sempre di fronte a questioni molto rilevanti come, ad esempio, il rapporto tra conoscenze innate e acquisite, l’interdipendenza tra processi di apprendimento e altri processi quali la memoria, l’attenzione.
I VARI MODI DI APPRENDIMENTO NEL RISPETTO DELL’AUTONOMIA DELLA PERSONA
Come è noto, ciò che si può insegnare è solo una parte di ciò che si può imparare e ciò che si può imparare è solo una parte di ciò che si può apprendere. Senza dimenticare l’esistenza dello scarto tra obiettivi, contenuti, metodi di formazione ed effettivo apprendimento, visto che si può apprendere in tanti modi per imitazione, influenzamento, programmazione comportamentale, ecc.
Inoltre, gli obiettivi della formazione possono riguardare diverse aree: conoscenze, capacità, atteggiamenti, in sintesi le aree del sapere, saper-fare e saper-essere.
In questo quadro complesso, tra le offerte formative più interessanti che si pone l’obiettivo di tenere conto di tutte queste variabili, vi è quella del prof. Gian Carlo Cocco, che parte dall’idea che il soggetto che apprende è anzitutto una persona autonoma impegnata in un processo evolutivo che può dirigere e controllare in modo libero e responsabile, in grado anche di confrontarsi con problemi di scelta e, perciò, anche di natura etica e morale.
FAVORIRE UN APPRENDIMENTO DINAMICO ATTRAVERSO FORME DI AUTOCOACHING
L’approccio non si configura come riconducibile a un unico impianto teorico, ma rappresenta una integrazione di saperi e riferimenti metodologici e pratici e rivela un intento costruttivo e non direttivo, favorendo l’espressione della soggettività, facilitata dall’autoindagine e dalla rielaborazione autonoma delle proprie esperienze educative.
In questo percorso, vi sono indicazioni, anche riferite ai classici del pensiero di ogni tempo, che aiutano la ricerca e la scoperta di senso, favoriscono un’apertura alla complessità e al riconoscimento di problematiche contraddittorie ma anche all’integrazione in una cornice globale di conoscenze più ampie e articolate.
Il tutto con un metodo improntato alla riflessione e all’auto-riflessione per favorire processi di problem-solving o, ancor meglio, di problem-finding, con benefici per quanto riguarda l’apprendimento anche in chiave organizzativa.
Insomma, una proposta formativa che evidenzia una valenza “trasformativa” importante che partendo dalla decostruzione dell’ovvio, dei preconcetti e di certi assunti impliciti, percorre la strada di una crescita professionale che è anche personale e umana estremamente significativa.
Chi volesse verificare con un Assessment (valutazione personale) on line il proprio profilo di capacità può contattarci all’indirizzo: info@formathospitality.com
LE “23 SKILL STRATEGICHE” O CAPACITA’
Capacità cognitive (2)
Capacità dei processi operativi (4)
Capacità relazionali ed emozionali (11)
Capacità gestionali ed innovative (7)
Analisi
Programmazione
Orientamento alla relazione
Orientamento ai risultati
Soluzione dei Problemi
Organizazzione
Comunicazione verbale
Decisione
Controllo
Lavorare in gruppo
Visione prospettica
Determinazione
Gestione dei gruppi
Flessibilità
Negoziazione
Disponibilità all’innovazione
Guida (Leadership)
Iniziativa
Gestione dello stress
Gestione dei conflitti
Orientamento al cliente
Integrazione organizzativa
Gestione dei collaboratori
Chi è Gian Carlo Cocco Negli ultimi quarant’anni è stato dirigente d’azienda e imprenditore nella consulenza all’impresa. Attualmente è Presidente della Time to Mind SA, società internazionale che gestisce una piattaforma telematica di Assessment e sviluppo multilingue. È docente presso l’Università e-Campus alla facoltà di Economia per i corsi “Intelligenze manageriali” ed “Economia del capitale umano”. È autore di moltissimi articoli e venticinque libri.
Articolo pubblicato sul sito: www.milanoincontra.it
Qualità di chi è ospitale; cordiale generosità nell’accogliere e trattare gli ospiti: è noto per la sua o.; la tradizionale o. di quelle popolazioni.
Tra i significati della parola “ospitalità” questo è quello che mi piace di più.
Essere ospitali, non significa dare alloggio a viaggiatori o a viandanti. Significa accogliere in casa propria, nei propri luoghi, nella propria destinazione il passante.
Accogliere il passante, si traduce nel mettersi al suo servizio, bada bene come dicevano nel film “La vita è bella” servire non significa essere servi. Servire è essere indispensabili per un fine, e nel nostro caso il fine è creare ottime memorie nei nostri ospiti, che diverranno indelebili.
Essere ospitali non ha confini territoriali, non ha confini aziendali, non ha confini strutturali. Essere ospitali è un modo di vivere, è una scelta che possiamo fare.
Qualche giorno fa, ricevo di buon mattino un messaggio di un’ospite che mi avvisava che sarebbe arrivata con suo marito ed il bimbo di 6 mesi, verso le 4 del pomeriggio per iniziare la sua vacanza romana. Un po’ sorpreso verifico nel sistema e scopro che la prenotazione era stata richiesta dall’ospite e confermata dal sistema per il 2023…
Avviso immediatamente e scatta la tragedia, sulla strada per l’aeroporto gli ospiti hanno scoperto di non avere alloggio.
Guardo mia moglie che annuisce ed apre la strada per risolvere il problema.
Inizio la ricerca di una soluzione, ricordiamo che siamo in un periodo di alta domanda, e fortunatamente una struttura nelle vicinanze ha disponibilità e gli ospiti trovano immediata soluzione al loro problema.
Questo è ciò che abbiamo fatto, qui di seguito come è stato percepito:
“Hi, we are Emilio, Sheyla and Nico (6 months baby), and this may be the only review without actually having stayed at this place. But we can only say good things about the people in charge, especially Riccardo. The thing is that, due to a stupid mistake, we made a reservation for 3 nights but in the wrong year (2023), so when we were on our way to the airport, we just realized about that, and after talking to Riccardo, he found us another place nearby for a wonderful discount, with wonderful host Saya. We are really grateful to Riccardo, his hospitality and help, because he didn’t have to do it, it was our mistake. So we really recommend everyone to try this place as we are sure the people in charge match the wonderful apartments in the best location possible in Rome. And he even left us a present for our child in the new place we stayed. Next time we are back in Rome we will for sure stay at Sweet Collection! Thank you again Riccardo. You are the best!”
Credo non vi sia necessità di aggiungere altro.
l’ospitalità e l’essere ospitali è il regalo più grande che possiamo farci!
Dopo la breve parentesi da Commissari Tecnici della nazionale di calcio, vista l’eliminazione dai mondiali, ecco che occorre immediatamente trovare una nuova occupazione all’Italico cittadino.
Quale migliore tema, se non quello creato da Will Smith alla cerimonia di consegna degli Academy Awards, quando, ascoltando una pessima battuta di un umorismo greve del conduttore Chris Rock (ed il tizio non è nuovo a queste uscite ingrate), Will Smith si alza e da uno schiaffo al conduttore, dichiarando ad alta voce di non utilizzare il nome della moglie.
Assistiamo quindi alla creazione di due fazioni pro e contro la reazione di Will Smith.
Ecco ricordiamoci per un attimo la parola “reazione”.
Ho letto di molti che si sono scagliati contro quanto Smith ha fatto, giudicandolo un comportamento violento da condannare.
Bene!
Detto questo, la violenza con la quale Chris Rock ha aggredito la Sig.ra Smith, è passata sottotono, sovrastata dalla forte reazione di Will Smith.
Will Smith, era beatamente seduto in platea, quando il conduttore dello spettacolo ha aggredito verbalmente la moglie prendendosi gioco di lei utilizzando una forte debolezza della stessa che è la malattia di cui soffre: l’alopecia.
Will ha quindi reagito all’aggressione subita (se aggrediscono mia moglie o un mio congiunto, aggrediscono me!), forse con una reazione spropositata, ma ha reagito ad un’aggressione. Difendendo sua moglie, in una posizione di debolezza rispetto all’aggressore, Will Smith non ha fatto altro che difendere il “mondo della sua famiglia” e delle sue debolezze da un attacco inaspettato, inopportuno e gratuito.
Moltissimi, a partire dalla Sig.ra Lucarelli, hanno pubblicamente dichiarato il dissenso verso il comportamento di Will Smith. Ovvero dichiarano il dissenso nella reazione di qualcuno che viene aggredito nel suo privato.
Mi domando come mai, gli stessi, condannano l’aggressione della Russia verso l’Ucraina.
L’Ucraina, in una posizione di debolezza, ha subito un’aggressione dalla Russia, e sta avendo una reazione alla primaria azione dell’aggressore Russo, ma nel caso di Will Smith tutti a difendere l’aggressore, quindi due pesi e due misure.
Come dicevo all’inizio, odio la violenza a 360°. Odio la violenza verbale, comportamentale, psicologica, manesca, armata e qualsiasi altra forma di violenza possa esistere. Sono contro l’aggressione della Russia nei confronti dell’Ucraina, così come sono contro l’aggressione di Chris Rock nei confronti della Sig.ra Smith.
Le reazioni alle azioni iniziali, benché possano diventare spropositate, sono sempre reazioni stimolate da un comportamento subito.
Dovremmo imparare a non utilizzare due pesi e due misure e soprattutto non nasconderci dietro a quel “politically correct” che tutto è meno che corretto e rispettoso nei confronti degli esseri umani. Avere un proprio pensiero, una propria idea e posizione, anche in contrasto con il prossimo, non è uno “sbaglio”, è la testimonianza che gli esseri umani (almeno alcuni) hanno ancora la capacità critica rispetto al comportamento del gregge che, troppo spesso ormai, è più diffuso del primo.
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