Come al solito, ogni qual volta c’è una novità, si fa a gara per dare la propria interpretazione, e matematicamente si prendono delle cantonate madornali!
Siamo ormai assuefatti alla insana battaglia contro l’extralberghiero. Siamo quotidianamente bersagliati da univoche visioni di un mondo sconosciuto, che viene sempre accorpato a chi lo vive controcorrente. Mai e poi mai neghiamo questo, ma il tutto, non è questo!
Diciamo però che, anche da soli, siamo dei bravissimi detrattori di noi stessi, e ne siamo anche orgogliosi. Siamo amanti dell’erba del vicino, e godiamo spasmodicamente nell’autoflaggellare noi stessi.
Eccoci quindi cadere dal pero quando il Comune ci dice di aver rivisto al rialzo l’imposta di soggiorno…tutti a piangere, tutti abbandonati alla marea agitata dallo Sceriffo di Nottingham, pronti a combattere, ad imbracciare le armi delle associazioni per contrastare, ma come al solito solo chiacchiere e distintivo!
Ecco quindi che la data di ingaggio si fa più vicina, sembra che la boa datata 31 agosto, riporti alla mente dell’Host medio i suoi doveri, ma ancora tutti storditi nel galleggiamento, in attesa di una presa di posizione da una parte (Comune) o dall’altra (AirBnB). Ma nulla!
Ed allora il campo é aperto per la libera interpretazione, per l’evergreen: “m’ha detto mio cugggino”.
Ecco apparire note, con più o meno credibili “esperti”, che tranquillizzano gli Host.
“Sarà AirBnB ad occuparsi di tutto!”
“Il Comune se la vedrà con AirBnB!”
“Agli Host non deve fregar nulla, è AirBnB ad doversene occupare!”
Ecco: non avete capito nulla!
Finalmente, il 15 settembre, sono finite le ipotesi “guriane”, il Comune di Roma ha chiarito tutto!
Allora tutti a correre ai ripari, tutti a rattoppare le situazioni e a valutare l’operato dei sedicenti esperti, ancora una volta cazzari e solo alla ricerca di “like”, ma solo fino alla prossima volta!
Noi di FORMAT – ospitalità d’autore, siamo abituati a ragionare sulla base di dati e fatti, le supposizioni le lasciamo ad altri.
Il nostro ragionare ha ci ha portato a sviluppare una soluzione, che vi regaliamo!
È passato qualche giorno dalla diffusione del disegno di legge per la disciplina delle locazioni di immobili ad uso abitativo per finalità turistiche.
Abbiamo assistito, nella perfetta logica del tuttologismo, ad interpretazioni pindariche di questa proposta. Il settore ed i suoi operatori, ma anche operatori presi in prestito da altre attività, non hanno fatto altro che aggiungere confusione ad altre confusioni.
Andiamo quindi ad analizzare cosa contiene realmente la proposta.
Per prima cosa dobbiamo sottolineare che la materia “turismo”, e quindi la regolamentazione del turismo ricettivo, è di competenza delle Regioni, a seguito della modifica del Titolo V della Costituzione. Questo, in breve, delega ad ogni Regione l’autonomia legislativa in materia.
La delega regionale, però, non riguarda gli immobili che vengono affittati per utilizzo turistico, quelli che in breve definiamo “Locazioni Turistiche”.
La proposta di disciplina, non va, quindi a modificare le leggi ed i regolamenti regionali, ma proprio per competenza, a regolare la disciplina delle locazioni turistiche, la cui regolamentazione primaria risiede nel Codice Civile.
Detto questo, comprendiamo come nel primo articolo della proposta, vengono richiamate in generale tutte le fattispecie ricettive appartenenti ai macro-gruppi “alberghiero” ed “extralberghiero”, non per modificarne le leggi ed i regolamenti, ma al contrario per raccogliere tutte le fattispecie ricettive regolate in modo diverso da regione a regione.
Ricordiamo che tale proposta nasce dalla necessità di dover colmare alcuni ambiti normativi obbligatori in alcuni casi, mentre, non espressi in altri. Ecco, quindi, la nascita della proposta che, come finalità, ha quella del contrasto all’abusivismo ricettivo.
L’articolo 2 della proposta è la vera e propria rivoluzione che, nel caso di promulgazione della legge, vedrà le più significative modifiche all’attuale status operativo.
Innanzitutto, definisce cosa sia la “locazione per finalità turistica” e a chi può far capo tale fattispecie.
Un aspetto importante, fino ad oggi lasciato alla “consuetudine” viene richiamato dal comma 2 ovvero la locazione per finalità turistiche può erogare prestazioni accessorie, quali la fornitura di biancheria ed il servizio di pulizia dei locali.
I commi 3 e 4 definiscono delle restrizioni rispetto alla normativa precedente, ovvero impongono il minimo di soggiorno a 2 notti per gli immobili che insistono nei centri storici di capoluoghi di provincia, meglio definite nel DM 1444 del 1968. Riducono a 2 immobili su tutto il territorio nazionale l’utilizzo di immobili per finalità turistiche, oltre tale limite il legislatore presume che l’attività sia da ricondursi ad un’attività imprenditoriale, e pertanto rimanda a questa fattispecie.
L’articolo 3 della proposta è anch’esso una piccola rivoluzione. In brevissime parole impone a tutte le strutture ricettive alberghiere ed extralberghiere ed alle locazioni per utilizzo turistico l’obbligo di registrazione presso un registro nazionale depositato al Ministero del Turismo, il cosiddetto CIN: Codice Univoco Nazionale.
Questa prescrizione andrà a sovrascrivere ogni altro registro regionale e/o locale. Il numero assegnato dovrà essere esposto all’ingresso dell’edificio dove c’è la struttura o l’appartamento. Lo stesso numero dovrà essere presente all’interno dei portali di prenotazione, dove la struttura o l’appartamento sono presenti.
L’articolo 4 definisce quali siano i requisiti per poter concedere in locazione turistica un immobile ad uso abitativo, mentre l’articolo 5 definisce i criteri per i quali un immobile possa essere utilizzato per finalità turistiche ovvero: l’obbligatorietà dei requisiti igienico sanitari e di sicurezza, ivi compresi presidi antincendio e rilevatori di monossido di carbonio.
Come dicevamo prima, il presente disegno di legge deve abbracciare una materia regolata regionalmente; pertanto, l’articolo 6, identifica gli aspetti gestionali della locazione ad uso turistico per quelle regioni che permettono la gestione della fattispecie in forma imprenditoriale diretta o indiretta attraverso intermediazione immobiliare ovvero dei portali telematici.
Veniamo ora a qualche commento a caldo:
l’articolo 2 al comma 3 definisce la limitazione del soggiorno minimo a 2 notti. Crediamo che tale limitazione infici il libero utilizzo della proprietà privata; pertanto, attenderemo le valutazioni costituzionali di tale richiesta.
L’articolo 3 al comma 8 obbliga l’apposizione del numero CIN all’esterno dell’immobile, ricordiamo che tale apposizione dovrà essere approvata dall’Assemblea condominiale. Un giusto passaggio, dovrebbe richiedere l’apposizione esterna, ed in caso di diniego del Condominio, l’apposizione sulla porta di ingresso dell’immobile.
L’articolo 5 definendo i requisiti obbligatori impone l’osservanza di obblighi riguardanti la prevenzione degli incendi, l’apposizione di rilevatori di monossido di carbonio e, l’osservanza dei requisiti igienico sanitari, credo che quanto richiesto sia già applicato da molti e la sua obbligatorietà deriva dalla preservazione della sicurezza delle persone, dei luoghi e delle proprietà, quindi un ottimo punto.
Desideriamo ricordare che quanto definito in questa proposta di legge è relativo agli immobili ad uso abitativo che gli aventi titolo vogliono dedicare alla locazione per finalità turistica, non riguarda affittacamere, case vacanza Bed & Breakfast, come erroneamente indicati in altri video o articoli giornalistici.
Prima di lascarvi, corre l’obbligo di ricordare che stiamo parlando di una proposta di legge che dovrà subire l’intero iter legislativo per essere poi promulgata e resa operativa. È quindi inutile cercare dove registrarsi per il CIN, o già modificare la durata dei soggiorni.
Sarebbe però auspicabile installare i presidi antincendio e i rilevatori di monossido di carbonio, a prescindere se saremo o meno obbligati a farlo.
mi dispiace ma questa volta hai preso un forte abbaglio!
Leggendo quanto riportato nella tua intervista su Pambianco News Hotellerie, si leggono dei passaggi che possono, a mio avviso, divenire pericolosi ed accentuare ancor di più la spinta verso l’abusivismo, cosa che ne Federalberghi ne le persone civili vogliono.
Andiamo per ordine:
“Le regole del comune di New York non prevedono divieti, ma solo il ragionevole obbligo di rispettare le regole vigenti per l’attività che eserciti.”
Le regole a New York, così come in moltissime parti del mondo, esistevano, esistono ed esisteranno, ciò che è avvenuto a New York, in sintesi, è il divieto di affittare la proprietà privata, è il divieto di competere nel mercato ad un’Azienda. Quanto accaduto a New York, raccoglie il plauso di chi non è cosciente che tale iniziativa (che sono certo verrà sovvertita a breve da Tribunali Federali), induce al restringimento delle libertà di utilizzo della proprietà privata e inibisce la libertà di operare ad un’Azienda, sinceramente non ho modo alcuno di comprendere come si possa gioire di tali attività antidemocratiche.
Come ti accennavo prima, questo tipo di azioni, di sicuro generano reazioni, ed ecco cosa trovi sui due maggiori portali:
Divertente notare che a Manhattan, sembra non abbiano preso sul serio l’iniziativa. Ancor più interessante è vedere che il 95% delle strutture che insistono su Manhattan pubblicizzate su Booking, non sono disponibili, e non abbiamo posto limiti di prezzo.
“Se vuoi fare l’albergatore, prendi una licenza da albergatore.”
Su questo punto aprirei due fronti, il primo che si riallaccia a quanto sopra descritto, le regole esistono, andarle a restringere ulteriormente è palese dimostrazione, da parte degli organi preposti, di incapacità oggettiva al controllo. Oggi questa, ad esempio, è la situazione nel Comune di Roma:
Questo significa che, partendo dalle strutture registrate e quindi potenzialmente non abusive, 12.866 aziende, ditte individuali e proprietari di immobili, dovrebbero prendere la licenza sulla base dei residui 1061 alberghi? Questa a casa mia non si chiama democrazia, perché (sempre a numero di licenze/permessi) il 7,61% di una Comunità (la Comunità Turistico Ricettiva della Capitale) non può e non deve dettare legge al restante 92,39%, sempre che la matematica – come spesso accade in alcuni ambienti – non sia solo un’opinione.
Vedi Alessandro, dal punto di vista di chi gestisce le strutture extralberghiere, non si sentirà mai l’esigenza di voler belligerare sul piano legislativo per inasprire le regole che determinano l’operatività degli alberghi, al contrario, si è molto favorevoli ad una semplificazione di queste. Sinceramente non comprendo l’esigenza da parte di molti organi rappresentativi di voler a tutti i costi lottare per peggiorare le regole altrui, piuttosto che unirsi per semplificare le regole di tutti.
Veniamo un attimo al mercato, dal primo giorno in cui ho messo piede nel mondo del lavoro, sono sempre stato bombardato dal refrain “è il mercato a decidere”, poi quando ho iniziato il mio percorso lavorativo in hotel, questo refrain è diventato un mantra. Come mai, di colpo, se il mercato sceglie un prodotto diverso, più fresco, più in linea con le sue aspettative, si innalzano barriere contro quello stesso mercato che fino a ieri era definito il “datore di lavoro”? Oggi il mercato non è più in grado di scegliere per sé stesso e quindi va “accompagnato” nelle scelte diminuendo drasticamente l’offerta? Perdonami ma questo scenario è davvero difficile da comprendere.
Il secondo fronte che intendo percorrere a seguito della tua frase: “Se vuoi fare l’albergatore, prendi una licenza da albergatore.” è più semantico del primo. A mio avviso, se vuoi fare l’albergatore, prima studi da albergatore, poi richiedi un’eventuale licenza. Prima ti prepari a diventare un albergatore, poi richiedi una licenza.
Purtroppo, e sono certo che converrai con chi scrive, oggi essere albergatori non è altro che il passaggio generazionale tra la precedente e l’attuale generazione che molto spesso crede che essere albergatori avviene per passaggio dinastico o per ancora inesplorate spire del DNA genitoriale. Se unisci questo alla palese incapacità innovativa delle precedenti generazioni, se lo unisci all’”abbiamo sempre fatto così”, se lo unisci alla cristallizzata classificazione alberghiera – ormai vetusta ed inefficace -, se lo unisci alla dichiarazione di tariffa massima da dover esporre al pubblico, comprenderai che l’attuale mondo è ben distante dall’ospitalità che alcuni ancora manifestano, è ben lontano dall’innovazione tecnologica che una capitale come Roma dovrebbe offrire al mondo. Ben vengano gli investimenti stranieri, ben vengano le spinte di marchi di prestigio che, sembra strano a dirlo, saranno dalla parte dell’innovazione, saranno dalla parte di un prodotto fresco, di un prodotto all’altezza delle aspettative di un mercato effervescente che è sempre alla ricerca di novità, di unicità, di esperienza, proprio come il tanto vituperato mondo dell’extralberghiero.
Non a caso grandi brand, stanno puntando sullo Short Rental:
Marriott International,
Rocco Forte,
Radisson Group,
Accor One Fine Stay,
Mandarin Oriental
e una delle Compagnie Alberghiere più amate dai Romani…sti:
Auberge Resort Collection.
Sappiamo che per rispondere al cambiamento del mercato, abbiamo inventato le “pertinenze alberghiere” restando sotto l’egida della stessa licenza operativa, non distanziandosi troppo dalle altre proposte extralberghiere, se non per la possibilità di erogare i servizi già presenti nella casa madre della struttura.
Cambierei quindi il tuo assunto in “Se vuoi fare l’albergatore, studia, altrimenti fai l’imprenditore e lascia guidare le strutture a professionisti riconosciuti in un albo”, professionisti, non prestanomi.
Mi soffermo poi sull’ultima parte del tuo intervento: “Federalberghi e Federalberghi extra (associazione delle attività ricettive extralberghiere) chiedono di mettere fine a questo ‘far west’ nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto chi gestisce in modo corretto nuove forme di accoglienza”, qui occorre fare un po’ di chiarezza per chi legge, altrimenti si continua a vivere nella confusione:
Federalberghi Extra, come da statuto, è un organo costituito dalla Federazione delle Associazioni Italiane Alberghi e Turismo, quindi da Federalberghi, in pratica come se la Federazione delle Automobili costituisse una Federazione delle Motociclette con le quali è in contrapposizione…detto questo, si chiede di mettere fine al “far west”, ovvero alla confusione che sia nelle istituzioni che negli operatori regna sovrana. Per prima cosa, la confusione deriva dall’involontario (o volontario?) errato utilizzo dei termini.
Affitti brevi, Locazioni turistiche, Locazioni Brevi, Case Vacanza, Affittacamere, B&B, etc., termini che hanno ognuno un significato specifico, ma che vengono utilizzati strumentalmente per accrescere la confusione di operatori, amministratori e opinione pubblica. Le leggi ed i regolamenti esistono per ogni fattispecie, con limitazioni operative decrescenti rispetto alla crescita dei doveri imposti, quindi di cosa parliamo?
Desidero però soffermarmi sull’ultimo punto ovvero: “…nell’interesse di tutti gli operatori, perché l’evasione fiscale e la concorrenza sleale danneggiano tanto le imprese turistiche tradizionali quanto chi gestisce in modo corretto nuove forme di accoglienza.” Sarebbe auspicabile conoscere posizioni ed attività di contrasto nei confronti di chi ha evaso 1,8 milioni di euro di contributo di soggiorno, e che ha messo in ginocchio decine di famiglie chiudendo l’attività (che, come l’araba fenice che rinasce dalle sue stesse ceneri, questi rinascono sotto altre vesti), contro chi ha evaso 2,5 milioni di euro di contributo di soggiorno. Queste realtà non agiscono in concorrenza sleale nei confronti degli altri albergatori che invece seguono le regole fino in fondo?
Alessandro, quello di cui, a mio avviso, si ha realmente necessità, è una fotografia scevra da ogni pregiudizio (per capirci, non sto pensando a Sociometrica…), sai, il mondo dell’extralberghiero in genere, è un indotto che genera molti posti di lavoro, un volano per l’economia dell’area dove opera, molta ricchezza per diverse realtà-destinazione.
Comprendo che la paura di essere trangugiati da un mercato con manifeste esigenze diverse dal passato, a cui non siamo (o non abbiamo voluto) rispondere adeguatamente e per tempo, porta ad azioni sconsiderate, approssimative ed affannose.
Sai, durante la mia carriera, ho dovuto molte volte ricordare ai miei “capi” (che a volte non avevano mai messo piede dietro an un bancone della reception), che sono gli ospiti che fanno i numeri, e non viceversa.
Se l’offerta 1, 2 stelle è ormai vetusta e non accettata più dal mercato, non è colpa dell’extralberghiero, non è colpa della “Signora Maria” che affitta il suo appartamento.
Ti vedo! So che stai per dire: “La Signora Maria non gestisce 300 appartamenti!”, come d’altronde ricordava qualche giorno fa l’Assessore Onorato. Vedi, Alessandro, esistono diverse fattispecie nel mondo dell’ospitalità. Sono certo che non ti dico nulla di nuovo se parlo di contratti di management, o di lease-management. In pratica, sai di certo meglio di me, che l’Hotel Bulgari, non è proprietario delle mura, il Cardo Hotel, non è proprietario delle mura, così come quasi il 100% dei marchi e delle strutture alberghiere che insistono sul nostro territorio, non hanno la proprietà delle mura, perché, spesso, i proprietari delle mura sono imprenditori, fondi o anche privati, che mettono a reddito le loro proprietà. Perché questo non è plausibile, a modo di vedere di alcuni, nel mondo degli immobili residenziali? Esistono fattispecie che rispondono al nome di Property Manager, che gestiscono il patrimonio immobiliare di persone, fondi o aziende.
Spero quindi, Alessandro, che prima o poi la ragione prevalga rispetto alla contrapposizione inutile e dannosa.
Spero che la finiremo di vedere Hotel 5 stelle vendere a gennaio una doppia con la prima colazione a 34 euro, spero che la finiremo di leggere che sul territorio italiano vi sono migliaia di abusivi.
Spero che uniti, i due mondi, possano disegnare insieme un solco di unità di intenti diretti al miglioramento dell’ospitalità italiana, che ha fatto scuola e che ci auguriamo tutti possa ancora una volta insegnare al mondo intero la suprema eccellenza che l’italianità è in grado di rappresentare in tutti gli ambiti raccolti sotto l’abbraccio di una parola che amiamo tutti:
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