Si, hai letto bene, io sono immortale!
Non ho detto che sono folle, ho detto che sono immortale!
Ecco come inizio le mie lezioni all’Università, raccontando che sono immortale. Dopo un iniziale e comprensibile imbarazzo iniziano le prime domande per comprendere esattamente a cosa mi riferisco.
Insegnare, ovvero il trasferire le proprie conoscenze a chi ti ascolta, è lasciare un segno nelle menti di chi ti ascolta, è imprimere per sempre concetti, esperienze, conoscenze, errori, successi che chi li espone incide nelle menti di chi ascolta.
La responsabilità di chi trasferisce è elevatissima, si ha l’arduo compito di formare le menti del futuro, coloro i quali saranno la prossima classe dirigente, coloro i quali metteranno in pratica gli insegnamenti ricevuti.
Ecco, questo per me significa immortalità, lasciare un segno negli studenti auspicando che il lavoro di trasferimento fatto sia proficuo per la loro vita personale e professionale, e a loro volta trasferiscano quanto appreso alle future generazioni.
Era il 1992, ero negli Stati Uniti e frequentavo l’Oxnard College in California, ero li per perfezionare la lingua inglese ed i corsi prevedevano altri temi oltre alla grammatica, alla lettura e comprensione della lingua, scelsi allora due corsi a primo impatto interessanti, e così fu: “English Roots” e “Public Speaking”.
Tutte e due le materie erano insegnate dallo stesso Professore: il Prof. Synclair Wall. Un personaggio sopra le righe che aveva viaggiato in tutto il mondo insegnando in tantissimi Paesi. Non so se fosse più eccitato lui ad avere uno studente italiano nel suo corso (non aveva mai insegnato in Italia), oppure lo ero io per il suo modo molto particolare di insegnare.
Fui molto preso da questi corsi, non erano i soliti corsi con il Professore e gli Alunni, ma erano un turbinio di esperienze condivise, una classe con studenti provenienti dai più remoti angoli del mondo: Italia, Vietnam, Messico, Israele, Spagna, Russia, Filippine, e molti altri ancora.
Il metodo del Prof. Wall era all’avanguardia, noi studenti non studiavamo, apprendevamo, il Prof. Wall ci aveva (in)segnato ad apprendere, ci aveva indicato come stimolare la curiosità e non solo “subire” i concetti. Un metodo che mi sento di dire distante dal modello educativo americano, almeno di quei tempi, dove la specializzazione professionale era la massima ambizione a discapito della curiosità culturale che ti spinge oltre il concetto e ti immerge nel “perché” delle cose.
Ricordo ancora l’esame finale del corso di “Public Speaking”: ogni studente aveva 15 minuti per raccontare agli altri il suo Paese di provenienza. Sin dall’inizio del corso si era instaurato tra me ed il Prof. Wall un’ottima sintonia, per l’esame mi chiese di andare oltre.
Mentre tutti gli altri ragazzi si attennero alle indicazioni ricevute, il Prof. Wall mise a mia disposizione un videoregistratore, uno schermo ed una carta geografica dell’Italia.
Il Prof. Wall mi autorizzò a sforare i 15 minuti, presentai la mia città, Roma, attraverso un viaggio virtuale (purtroppo ancora non esisteva la realtà aumentata e mi dovetti accontentare di una videocassetta) sui Sette Colli, attraversando le Strade Consolari, partecipando alle gare al Circo Massimo e alle lotte dei Gladiatori nel Colosseo, superando il “Biondo Tevere” per recarci con un balzo temporale, dall’altra parte del Fiume in Vaticano, passando prima per Castel Sant’Angelo, prigione ed al tempo stesso rifugio del Papa in caso di attacco alla città di Roma, un racconto di un viaggio virtuale che durò quasi 1 ora.
Quei mesi con il Prof. Wall e quell’ultima ora al suo fianco hanno segnato moltissimo il mio modo di esporre, presentare ed insegnare. Ancora oggi ritrovo in ogni lezione, in ogni presentazione, in ogni discorso in pubblico, la stessa adrenalina, la stessa forza e lo stesso modo coinvolgente appreso dal Prof. Wall nel 1992.
A suo modo il Prof. Synclair Wall mi ha fatto scoprire come diventare immortale.
Spero di avere la stessa capacità che il Prof. Wall mi ha regalato, nei confronti dei miei studenti.